L’HIV è ampiamente riconosciuto come l’agente causale dell’AIDS in cui la conseguenza principale dell’infezione è la deplezione della popolazione cellulare bersaglio che porta all’immunosoppressione ed alle infezioni opportunistiche. Il virus dell’HIV è un virus ad RNA, come tutti i retrovirus il genoma dell’HIV è costituito da tre geni fondamentali (gag,pol,env) racchiusi tra due sequenza non codificanti proteine, definite long terminal repeats (LTR). Su questa struttura base l’HIV possiede un corredo di geni addizionali a funzione regolatoria ed accessoria (tat,Nef,Vif,Vpr,Rey,U). Il recettore cellulare dell’HIV è la molecola CD4. già nota agli immunologi prima dell’AIDS in quanto marker di membrana di un sottotipo di linfociti T a funzione helper/inducer. Una volta dentro la cellula l’RNA virale è convertito in molecole di DNA, tramite l’attivazione della trascrittasi inversa, che in parte si integrano nel genoma ospite ed in parte persistono in forma libera (provirus). Due specie di HIV sono in grado di infettare l’uomo: l’HIV-1 e HIV-2. Il virus ‘HIV-1 è più virulento e facilmente trasmissibile ed è la causa della maggior parte delle infezioni da HIV a livello globale. Invece l’HIV-2 è meno facilmente trasmissibile ed è più facilmente riscontrabile nelle regioni Africane.
Trombofilia Genetica
Le trombofilie ereditarie (predisposizione genetica alla trombosi) sono un gruppo di patologie caratterizzate dalla tendenza a soffrire di episodi trombotici. Si ha un evento trombotico, venoso o arterioso, quando il sangue (anche in piccole quantità) si coagula all’interno di un vaso sanguigno, aderisce alla sua parete e lo ostruisce in maniera parziale o completa, impedendo il flusso del sangue. Il coagulo prende il nome di trombo. Nella maggior parte dei casi si tratta di difetti o alterazioni di uno o più fattori della coagulazione del sangue,. La coagulazione è un processo molto complesso che prevede l’intervento in successione di molti fattori (proteine) diversi. Si tratta di un evento a cascata, una specie di reazione a catena. I geni, oggi noti, di suscettibilità alla trombosi sono delle varianti geniche (mutazioni puntiformi ad un singolo nucleotide) che presentano una tale frequenza nella popolazione da essere considerate delle varianti polimorfiche. I geni in considerazione sono quelli relativi al Fattore V di Leiden, al Fattore II della coagulazione (protrombina) ed il gene MTHFR (Metilentetraidrofolatoreduttasi). Altri geni sono stati associati a stati trombotici, tra i quali:
Fattore XIII. Beta Fibrinogeno, PAI-1,HPA,HFE,APO E,APOB,ACE,AGT.
Lo studio delle varianti geniche di questi geni è indicata in:
- Soggetti con precedenti episodi di tromboembolismo venoso o trombosi arteiosa;
- Donne che intendono assumere contraccettivi orali;
- Donne con precedenti episodi di trombosi in gravidanza;
- Donne con poliabortività;
- Donne con precedente figlio con DTN (difetto tubo neurale);
- Gestanti con IUGR, tromboflebite o trombosi placentare;
- Soggetti diabetici.